Squarcio biomeccanico tatuato su schiena dal miglior tatuatore italiano, Jerry magni. Bergamo, Brescia, Milano, Como, Varese, Mantova, Crema, Cremona, Lecco.

Tatuaggi Biomeccanici e Ambizioni.

Lavorare su un’intera schiena è sempre un’enorme soddisfazione.

Sebbene la dimensione sia leggermente inferiore a quella di una manica ha il vantaggio di essere una superficie piana, quasi come un quadro, permette di realizzare opere di grande respiro senza i limiti imposti dalla conformazione di altre parti anatomiche e permette di godere dell’opera nella sua interezza con un sol colpo d’occhio.

Chi decide di tatuarsi tutta la schiena solitamente punta a opere importanti e particolari.
Una benedizione per qualsiasi artista che voglia esprimere la propria creatività e talento, ancora meglio se la richiesta è per un progetto affine al proprio stile.

Un’opera chirurgica

L’idea era quella creare l’effetto di uno squarcio nella pelle che mostrasse all’interno una sorta di struttura scheletrica meccanica.

Un’idea non del tutto originale, questo genere di tatuaggi è in voga sin da quando il film Terminator è arrivato sugli schermi nel 1984.
Le immagini del robot che apre il proprio braccio e ripara da se la sua struttura è entrato nell’immaginario collettivo degli appassionati di fantascienza e non solo.

Ma seppure l’idea è stata sfruttata più volte permette comunque di essere sempre reinterpretata in modo nuovo e originale.

Spesso in questo tipo di lavori la pelle viene riprodotta come se fosse un sottile strato di carta strappata, in alcuni casi può contribuire ad esaltare la parte meccanica, ma il più delle volte toglie realismo all’opera e bypassa completamente l’idea che tra la pelle e parti meccaniche ci sia un qualche tipo di collegamento. Anche a me è capitato di usare questo tipo di approccio in “Hell’s Roots” (in cui è possibile vedere un’evoluzione dalla prima parte del tatuaggio sul pettorale alla parte più realistica sul braccio).

Io volevo evitare questo tipo di rappresentazione e rendere l’opera biomeccanica quanto più realistica possibile.

Il mio cliente, a parte le indicazioni di base, mi diede quasi completamente carta bianca per questo tatuaggio biomeccanico, è un chirurgo e immaginavo che le considerazioni di cui sopra fossero ovvie per lui, invece al primo incontro non sembrava del tutto convinto della mia intenzione di rendere realistico lo squarcio, ma mi lasciò spazio d’azione sapendo che il mio metodo di lavoro rende partecipe il cliente durante le fasi di elaborazione dell’opera.

Perciò, dopo aver preso le misure, ci salutammo per aggiornarci alle prime bozze.

Una ricerca entusiasmante

Sapendo di aver di fronte una persona che apre carni tutti i giorni mi sentivo un po’ sotto esame 😀

La cosa mi spinse a mettere una cura ancor più maniacale del solito nella realizzazione del disegno per questo tatuaggio biomeccanico, che ovviamente volevo spettacolare.

Cominciai con l’immaginare che a provocare lo strappo fosse un enorme artiglio di una qualche enorme bestia aliena che avrebbe aperto le carni in modo importante sul livello superficiale, andando a ridursi nei livelli sottostanti.

Realizzai quindi il disegno in diversi step, dopo aver realizzato la bozza iniziale passai a ricreare in digitale i vari strati di muscolatura che si connettono allo scheletro per valutare successivamente come, dove e con che intensità l’ipotetico artiglio avrebbe strappato le carni, in che punti avrebbero potuto restare lembi di carne attaccati alla struttura e in che direzione il sangue avrebbe dovuto schizzare e/o colare.

Ero già alquanto soddisfatto della prima versione ma il cliente voleva che la parte meccanica fosse molto più visibile, quindi allargai la “ferita” ma ancora non bastava, perciò, valutando le dimensioni dello strappo così allargato, mi sembrava ovvio che un’artiglio in grado di provocare un tale squarcio avrebbe sicuramente intaccato anche la struttura biomeccanica.

Nella vita reale se un artiglio di quelle dimensioni aprisse la schiena ad un essere umano sono certo che potrebbe tranciare la colonna vertebrale senza fatica – feci anche una versione così – ma al cliente la cosa sembrava un po’ eccessiva, quindi mi limitai ad aggiungere qualche danno e segni di taglio alla struttura senza esagerare 😀

Sempre più violento

Con il procedere della lavorazione aumentarono le dimensioni, inizialmente fu una mera questione tecnica per mostrare maggiormente la parte meccanica, successivamente fu il cliente a chiedere di ingrandire la dimensione del tatuaggio per arrivare fino alla zona del costato.

Avendo avuto un’imprinting da illustratore cerco sempre la credibilità dell’opera, soprattutto se sto lavorando a qualcosa che deve avere un effetto realistico e con questo tipo di predisposizione rielaboravo mentalmente lo squarcio ad ogni cambiamento richiesto, immaginando il tipo di artiglio e in quale direzione dovesse muoversi per provocare un tale squarcio.

Grazie all’esperienza “sul campo” del mio cliente ho imparato cose interessanti e utili ai fini dell’opera, in particolare riguardo alla colorazione delle ferite e il tipo di tessuti nelle varie zone dell’artigliata, rendendo il tatuaggio biomeccanico ancora più credibile.

Sempre più grande

Dopo le prime sedute mi propose di eseguire in futuro un altro lavoro simile sulla tibia, ma a mio parere non sarebbe stato un lavoro altrettanto originale ed entusiasmante.

Al di la delle dimensioni più contenute, la tibia è di per se un osso poco interessante e c’è ben poco che si possa fare per renderla intrigante.

Di conseguenza quel tatuaggio sarebbe stato solo un esercizio tecnico nel ricreare la sensazione di uno strappo attraverso il quale vedere un osso metallico.

Date le premesse il progetto restò in pausa, anche perché avevamo ancora parecchio lavoro davanti prima di poter concentrarci su altro.

Decise però di ingrandire ulteriormente l’opera estendendola oltre la spalla, arrivando fino al pettorale. Per fortuna eravamo ancora nella fase iniziale del lavoro e in quella zona avevo tatuato solo delle linee sommarie. Fu relativamente semplice ingrandire l’opera presupponendo che l’artigliata partisse dal petto anziché dalla spalla.

Per quell’aggiunta non feci altro che riprendere il terminale del disegno originale e riproporlo sul frontale intervenendo con modifiche sulla scapola e varie aggiunte per renderlo coerente con l’anatomia e il resto dell’opera.

Le estensioni non finirono li. Abbandonata l’idea della tibia si fece avanti quella di aggiungere un’ulteriore squarcio nella zona della spina iliaca anteriore.

Non certo una parte ossea molto interessante, ma sicuramente più personalizzabile e intrigante di una tibia 😀

Per non dimenticare la mia ricerca di credibilità dell’opera, immaginavo che l’artiglio, in una sorta di colluttazione, dopo aver aperto la schiena avesse avuto modo di ferire anche il fianco ma non trovando la cosa funzionale, arrivai alla conclusione ovvia che in una sorta di colluttazione con un essere dotato di tali grinfie, varie ferite sarebbero possibili anche se non in linea l’una con l’altra.


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Carne e Sangue

Nello studio e disegno dello squarcio biomeccanico ho dovuto usare molta inventiva perché, benché internet sia ricco di immagini anche raccapriccianti, non ho trovato documentazione di ferite di tali dimensioni, solo immagini di operazioni chirurgiche dove i tessuti non sono strappati ma tagliati con precisione, tenuti puliti e mantenuti aperti da distanziatori, quindi tali immagini sono utili per qualche effetto di colore ma niente di più.

Immaginare che uno squarcio del genere sia completamente pulito sarebbe assurdo. Se un essere umano avesse le carni dilaniate a quel modo quasi sicuramente sarebbe ricoperto di sangue fino alle ginocchia, ma non avrebbe senso ricoprire metà del corpo del cliente di rosso 😀

Si potrebbe obiettare che trattandosi di un lavoro di fantasia e, presupponendo che si tratti di un cyborg, i tessuti siano sintetici e non ci sia sangue. Ipotesi valutabile e sperimentabile, come molte altre, che però non abbiamo sondato e oltre a venir meno la teoria della fusione uomo/macchina, non rientrava nei desideri del cliente.

Quindi sangue doveva essercene.

Dovevo aggiungere sangue a sufficienza perché l’opera fosse credibile, senza esagerare ne scarseggiare, sempre con l’obbiettivo della credibilità.

Cosa che credo di aver fatto in modo egregio.

Sulla parte anteriore avrei voluto aggiungere più sangue ma lo spazio non lo consentiva sia perché il cliente non voleva estendersi troppo sul pettorale, ne uscire dalla linea della maglietta.

Vista laterale di squarcio biomeccanico tatuato su schiena dal miglior tatuatore italiano, Jerry magni. Bergamo, Brescia, Milano, Como, Varese, Mantova, Crema, Cremona, Lecco.Sorprese

Solitamente per me la parte più impegnativa di un tatuaggio biomeccanico è la creazione del disegno, è li che sperimento e cerco l’equilibrio perfetto tra forme e colori.

Il passaggio su pelle spesso è solo una questione tecnica per riprodurre il più fedelmente possibile disegno e colori.

Sulla ferita invece mi sono ritrovato in una situazione insolita, era come se il disegno, che io stesso avevo creato, fosse solo un’idea piuttosto che uno schema da seguire e spesso mi sembrava di disegnare la ferita come se il disegno non esistesse. Era una strana sensazione, come se invece di copiare il mio disegno stessi ridisegnando da zero ma su pelle.

Mi rendo conto che qualcuno potrebbe inorridire di fronte a un tatuaggio biomeccanico che riproduce una ferita sanguinante come questa. Non è un’opera comune e non per tutti.

Ma come tutti i tatuaggi biomeccanici, e non solo, di grandi dimensioni e in particolare quelli originali e impegnativi, è stato un percorso di crescita importante, sia tecnicamente che umanamente e sono certo che anche per i clienti sia la stessa cosa, anche se per loro la cosa è molto più personale.

Questo è, per assurdo, un tatuaggio biomeccanico decisamente importante ma al tempo stesso discreto.

Nessuno sarebbe in grado di sapere che quest’uomo è tatuato, a meno che lui decida di farglielo sapere 😀

Ritengo di aver fatto un ottimo lavoro, sono molto soddisfatto e so per certo che lo è anche il cliente, che ringrazio per avermi dato l’opportunità di realizzare questo lavoro di cui sono molto fiero.

 

Qui sotto tutto il processo di lavorazione, dal disegno al prodotto finale.


recensione