In un post, scritto circa un anno fa, sottolineavo quanto le dimensioni di un tatuaggio siano importanti per la sua resistenza nel tempo, va da se che anche la scelta dei soggetti per i propri tatuaggi sia importantissima.
Dopo aver fatto un nuovo tattoo, si passa molto tempo davanti allo specchio guardando il proprio corpo “cambiato”, dopodiché quasi ci si dimentica di averlo, come un neo (beh un grosso neo 😛 ).
Sai che è li ma non ci fai quasi più caso, è diventato parte di te. A fartelo notare/ricordare sono gli altri, quando chiedono di poterlo vedere e/o (si spera) si complimentano per l’opera che indossi.
Ma anche quando ti sarai dimenticato della sua presenza e anche se è in una posizione poco visibile, quel tatuaggio continuerai a vederlo più o meno spesso, più o meno consciamente: nel riflesso che vedrai passando davanti a una vetrina, nello specchio del bagno asciugandoti dopo una doccia, scegliendo l’abito per la giornata e in moltissime altre situazioni.
Quell’opera è una sorta di messaggio subliminale che mandi a te stesso e quindi perché non inviarti un messaggio positivo, potenziante, qualcosa che ti faccia sentire meglio, qualunque esso sia?
Ognuno ha il suo personalissimo modo di comunicare a se stesso e una volta trovato il messaggio, ammesso e non concesso che si voglia trasmettere un messaggio, ci possono essere molti modi di veicolarlo e ognuno deve trovare il suo.
Ciò che porta una persona ad apprezzare di più il proprio corpo, “potenziarsi” ecc. È del tutto personale e può essere molto diverso da individuo a individuo.
Scegliere il soggetto giusto
Ricordo un mio cliente che voleva tatuarsi un samurai mentre faceva Seppuku (harakiri). Lo voleva nella fase culminante del taglio del ventre con un secondo samurai mentre gli tagliava la testa, avrebbe dovuto avere le budella che uscivano dalla pancia, la testa staccata e sangue che schizzava tutt’intorno.
Un’immagine assolutamente splatter che voleva per ricordare un brutto periodo da cui era appena uscito.
L’immagine in se era decisamente interessante dal punto di vista artistico e ammetto che mi sarebbe piaciuto realizzare qualcosa di così estremo e impegnativo, ma prima di eseguire un’opera di tale intensità mi sembrò giusto ricordargli che per il resto dei suoi giorni avrebbe avuto addosso l’immagine di qualcuno che si sbudella e un costante promemoria di un evento che era estremamente negativo.
Non mi sembrava il modo migliore per “volersi bene”.
Non avrei avuto problemi a tatuargliela ma volevo ne fosse veramente sicuro.
Ormai quel periodo era passato, perché ricordare qualcosa di devastante per il resto dei propri giorni?
Perché piuttosto non cercare un’immagine che rappresentasse il modo in cui aveva superato l’evento e/o il suo stato d’animo ora che ne era uscito?
Dopo una breve riflessione fu d’accordo con me e discutemmo su come rendere al meglio il livello di serenità e autostima raggiunto dopo quell’evento.
Scelse di tatuarsi La Grande Onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai.
Personalmente avrei preferito un soggetto unico e ammetto che un po’ mi dispiacque non realizzare quell’immagine splatter, ma quell’onda aveva dei valori sicuramente più positivi di uno sbudellamento.
Qualcosa che darà a quel cliente un messaggio subliminale che credo lo farà sentire meglio dell’immagine di un suicida (al di là del valore simbolico che possa avere per i samurai).
Chi non è abituato a visualizzare può trovare più facile ricordare un concetto che ha a cuore usando la frase di una canzone o di una poesia ma io sono convinto che tutto possa essere tradotto in immagini e che un’immagine racconta più di mille parole.
Fu il caso di un cliente che voleva tatuarsi la strofa di una canzone che diceva qualcosa riguardo alla vita in equilibrio sulla follia.
Esteticamente quella scritta non avrebbe regalato nulla al suo corpo, dei caratteri ricavati dal computer sono freddi e non possono avere lo stesso impatto emotivo di un’immagine.
Inoltre, vista la dimensione ridotta che aveva richiesto, negli anni avrebbero rischiato di diventare quasi sicuramente una schifezza.
Il concetto di equilibrio e follia mi portò subito alla mente l’immagine di un funambolo, a mio parere molto più bella di una serie di caratteri.
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L’importanza del simbolismo
Non tutti hanno l’abitudine o la capacità di visualizzare, forse è per questo che molte persone che vogliono ricordare eventi importanti fanno fatica ad immaginare qualcosa che vada al di là dell’evento stesso.
Altre volte l’evento, specie se negativo, è talmente recente che non riescono a valutarne gli aspetti positivi o l’eventuale insegnamento che quell’evento comporta.
Un esempio lampante sono tatuaggi legati alla scomparsa di persone care.
Alcuni vogliono tatuarsi il nome della persona scomparsa, altri la data di morte, magari “arricchendola” con un simbolo, forse pensando di renderla meno banale.
Il nome o la data di morte di una persona cara non si dimentica e quella persona è sicuramente stata molto di più di un nome o una data.
A mio parere ha molto più senso focalizzarsi su quel che quella persona rappresentava per noi. Cosa ci ha insegnato? Cosa ci ha lasciato di positivo? Quali sono i ricordi più belli che conserveremo sempre con noi?
Ricordo un cliente che voleva tatuarsi la data di morte del nonno a lui molto caro. Dopo avergli spiegato il mio punto di vista decise di tatuarsi un clown perché il nonno gli aveva “insegnato” a ridere, ad essere felice in ogni circostanza.
Come disse lui, persino in punto di morte il nonno era sereno e trovava modo di ridere della situazione per rasserenare i cari che gli stavano attorno.
Un ricordo ben più positivo e importante di una serie di numeri.
Altri clienti, facendo lo stesso tipo di “esercizio” ricordarono insegnamenti, momenti importanti, ricordi commoventi e presto scritte e numeri sparirono lasciando il posto a immagini molto più belle ed evocative: angeli, composizioni floreali ricche di ricordi, uccelli in volo o posati su un ramo, fenici e altro ancora.
Un modo decisamente migliore per celebrare e conservare il ricordo di qualcuno che ci è stato caro.
Per ognuna di queste persone avrei potuto eseguire quel che mi chiedevano senza battere ciglio, incassare i soldi e pensare che tra 10 anni avranno altri problemi che preoccuparsi di qualche scritta diventata illeggibile, o che non gli piace più, ma preferisco spendere un po’ più di tempo con chi si affida a me per offrirgli non solo la mia abilità, ma anche la mia esperienza di persona tatuata evitandogli di fare i miei stessi sbagli.
Sono più che sicuro che tutti questi clienti sono e saranno ben contenti di indossare immagini che comunicano molto di più, in modo più immediato ed evocativo di qualunque nome, data o scritta.
Questi pochi esempi spero possano offrire spunti di riflessione che ti aiutino nella scelta del tuo prossimo tatuaggio.
Inoltre spiegano perché ho una certa avversione alle scritte e perché ritengo sia meglio decorarsi con immagini evocative che veicolino concetti significativi, positivi e potenzianti.
A chi si fosse riconosciuto in questi racconti/esempi mi scuso se ho dimenticato, omesso o confuso dettagli per loro importanti ma come potranno capire, in questa sede non mi premeva mettere in evidenza le storie personali ma veicolare dei concetti 😉
Buon tatuaggio 🙂
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