Esploriamo il significato profondo e le radici millenarie della pratica del tatuaggio. Dalle antiche culture alle moderne espressioni individuali, scopriremo le motivazioni che spingono le persone a modificare il proprio corpo attraverso il tatuaggio.

La Stigmatizzazione del Tatuaggio

Molte attività umane ci hanno accompagnato per secoli, evolvendosi e modificandosi, mentre altre sono decadute, come i sacrifici umani o la caccia alle streghe. Alcune superstizioni, sebbene abbiano perso il loro lato cruento, mantengono spinte sociali che portano alla ghettizzazione di alcune persone o fasce sociali

In questo “ghetto” ci è finito spesso anche il tatuaggio, considerato a fasi alterne della storia occidentale come pratica barbarica. Inizialmente, faceva parte di una lotta culturale tra l’Impero Greco-Romano e le popolazioni che l’Impero voleva inglobare.

Cosa poteva esserci di meglio che minare la cultura di un popolo fin dalle basi?

Vendita di schiavi nell'antica Roma

Questo fenomeno si è verificato anche qui in Italia, la culla della civiltà, dell’arte, dell’architettura, matematica, astronomia… Eppure, sin dal dopoguerra è iniziata una rimodellazione della coscienza civile e sociale, trasformandoci in un popolo di esterofili. Forse i più giovani stanno riscoprendo le proprie radici, ma la mia generazione sa bene cos’è questa esterofilia, ai limiti dell’auto-razzismo.

Quindi, la lotta tra l’Impero e l’extra-Impero passava anche attraverso la ghettizzazione del tatuaggio.

Un atteggiamento che a distanza di secoli resiste, negandone l’importanza. Bastino, ad esempio, le prime pagine del libro “Rinascimento del tatuaggio” di Fulvio Tassi, che inquadra il tatuaggio come sintomo addirittura della crisi del mondo occidentale, come imbarbarimento! Anche se, effettivamente, guardando l’eccesso di tatuaggi orrendi in circolazione, è facile capire il punto di vista dell’autore di quel libro.

Come se non ci fosse una linea di continuità tra le prime pitture rupestri e i capolavori del Rinascimento, arrivando fino alle opere dell’arte contemporanea. Possiamo discutere sulle vette e sugli abissi prodotti nell’arte, ma l’arte e il desiderio di tatuarsi sono documentati sin dal paleolitico e ci hanno accompagnato per millenni in tutte le popolazioni, con connotazioni diverse: religiose, di appartenenza, di stato sociale, fino ai giorni nostri, in cui in Occidente sembra che il tatuaggio abbia perso la sua sacralità, probabilmente perché si è perso il senso di sacralità del proprio corpo, risultato del consumismo in cui tutto viene percepito come usa e getta, persino ciò che non lo è.

Non a caso ci sono milioni di persone pentite del proprio tatuaggio (in Italia si stima che siano il 60%, e le statistiche nel resto dell’Occidente non sono molto diverse), risultato di scelte fatte con eccessiva leggerezza. Questo ha a che fare anche con gli ultimi 1000 anni in cui il tatuaggio, nel mondo occidentale ma non solo, è stato relegato agli strati più marginali della società, ma questo è un tema che affronteremo in un altro articolo.

Quindi, per rispondere al titolo: perché ci si tatua?

Perché fin dall’inizio della storia conosciuta modifichiamo il nostro corpo?

Il tema è ovviamente complesso e non può avere una risposta univoca.

cucuteni tattoos
(Courtesy Marius Amarie)

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I Tatuaggi nel Contesto Culturale

In alcune tribù, il tatuaggio è legato a rituali magico-religiosi, in altre a una dichiarazione di appartenenza a specifiche classi della società, in altre ancora è legato alla maturità acquisita o ad alcune fasi della crescita dell’individuo, in altre ancora è una sorta di protezione, in altri casi ha uno scopo militare, per impaurire il nemico o dichiarare il proprio status, arrivando fino all’appartenenza religiosa.

tatuaggio maori facciale
(Moko – tatuaggio facciale Maori)

Fin dalle origini, il tatuaggio porta con sé una sorta di sacralità e non era una pratica libera come la viviamo oggi. Era riservato a specifici individui, con specifici simboli e/o a fasi della vita. Senza dimenticare i tatuaggi legati al lutto, una tradizione talmente antica da essere citata persino nella Bibbia, e se consideriamo che la Bibbia deriva dalle ancor più antiche tavolette sumere, la dice lunga su quanto antica sia la pratica del tatuaggio.

Ma anche se oggi siamo liberi di tatuarci come e quanto ci pare, il tatuaggio non ha perso totalmente quella sorta di sacralità. Basta chiedere a chiunque indossi un tatuaggio, anche il più orribile e malfatto, per ascoltare mezz’ore di spiegazioni sui significati dello stesso, non necessariamente intelligenti o affascinanti, ma che ci fanno percepire il desiderio di riempirlo di significato e quindi di sacralità.

Modificare il proprio corpo incide sul modo in cui una persona definisce se stessa e si presenta o viene percepita dagli altri. Manifestando la volontà di affermare che siamo o possiamo essere qualcosa di più, di ciò che è il nostro corpo: “Non sono solo ciò che madre natura ha fatto, ma posso essere qualcos’altro e lo posso decidere io”.

Modifiche che possono essere fatte in modo isoformico, tendendo cioè ad esaltare il proprio corpo, oppure disformico, introducendo linee e forme che non gli appartengono.

tatuaggio biomeccanico a colori a tutta manica eseguito magistralmente dal miglior tatuatore italiano Jerry Magni. Bergamo, Milano, Brescia, Como, Lecco, Varese, Novara, Vicenza, Crema, Cremona
(Tatuaggio di ©Jerry Magni – 2022)

Il Tatuaggio come Dichiarazione di Identità

Oggi, con il tatuaggio, sembra si voglia proclamare la proprietà del proprio corpo e della propria individualità contro i dettami che la società impone sin dall’infanzia.

In questo desiderio di imporre la proprietà del nostro corpo, non è strano che all’inizio di quello che potremmo chiamare la rinascita del tatuaggio occidentale, andasse di moda tatuare il proprio nome o le proprie iniziali, un modo, se vogliamo un po’ infantile, di affermare questa proprietà, come quando andavamo all’asilo e la mamma ricamava le nostre iniziali o il nostro nome sui nostri oggetti, in modo che potessimo riconoscerli e allo stesso tempo decretandone la proprietà. Oppure tatuarsi la propria data di nascita come a dichiarare: “Sono nato, quindi esisto”.

Arrivando fino al punto in cui si concede la comproprietà, la condivisione del proprio corpo con qualcun altro, mettendosi addosso il nome, le iniziali o le date di nascita di genitori, dell’amante, fidanzato/a, moglie/marito, ecc. Una sorta di cessione, un’ammissione di totale subordinazione a qualcun altro e pertanto decisamente sconsigliabile.

tatuaggio nome su schienaQuesti aspetti ricordano un interessante discorso del filosofo Alan Watts, in cui puntava l’attenzione sulla percezione del sé come entità separata dal corpo: Quando ci si riferisce a se stessi, il proprio corpo viene definito come “questo è il mio corpo” e non “io sono questo corpo”. Il corpo quindi come parte del sé, ma non il sé, io non sono necessariamente il mio corpo o meglio, sono qualcosa di più.

Quindi, essendo parte della natura umana il desiderio di modificare il mondo che ci circonda, è naturale volerlo fare partendo da ciò che ci è più vicino, il corpo appunto, cioè l’involucro del sé. Intervenendo con i mezzi che abbiamo a disposizione, sia culturalmente che economicamente.

Nella cultura del tatuaggio moderno occidentale, ci sono diversi motivi che spingono a questa pratica. Alcuni vogliono esprimere la propria identità in modo pubblico, altri preferiscono tenerla privata. Oggi, la tendenza è più orientata verso la mostra pubblica di sé attraverso i tatuaggi. Il tatuaggio spesso tende a non essere un’opera che esprime qualcosa in sé, diventa piuttosto una scusa per parlare di sé, una connessione tra la persona tatuata e le domande che possono sorgere riguardo al tatuaggio. A volte è la stessa persona a parlare del proprio tatuaggio, prima ancora che gli vengano fatte delle domande.

 

Tatuaggio di passerotto dal petto azzurro su sfondo verde con papaveri rossi alla base. Eseguito magistralmente da Jerry Magni, miglior tatuatore, Bergamo, Milano, Brescia, Como, Lecco, Lugano, Varese, provincia
(tatuaggio di ©Jerry Magni – 2018)

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Un collegamento con il passato

Eppure, non si può negare che sia i motivi stilistici che inconsci che portano a tatuarsi non hanno completamente perso connessione con il passato. Anche oggi come decine di anni fa, se non secoli o forse millenni, ci sono tatuaggi amuleto, portafortuna indelebili tatuati nella speranza o nella convinzione che possano proteggere dalla sfortuna; simboli sacri che decretano la propria fede religiosa; aquile, leoni, draghi o altri animali maestosi, nella convinzione di acquisirne la potenza. Oppure animali più teneri, temi floreali, o grafiche tipicamente femminili per rendere più elegante e delicato il proprio corpo o per manifestare la propria sensibilità. Senza escludere anche una sorta di masochismo, di dimostrazione di forza e resistenza.

Tatuaggio biomeccanico in bianco e nero e azzurro con teschio alieno al centro. Realizzato da Jerry Magni, miglior tatuatore italiano, Lobardia, Bergamo, Como, Lecco, Crema, Cremona, Varese, Milano
(Tatuaggio di © Jerry Magni – 2022)

Per non parlare dell’invasione di tatuaggi old school o traditional, che evidentemente imitano vecchi stilemi per lo più legati ai galeotti, ai marinai, come se il tatuaggio fosse proprio quello che per un migliaio di anni ha contraddistinto le classi marginali o più abiette della società.

Una sorta di rivincita che, purtroppo, trascura le possibilità artistiche e tecniche raggiunte dall’arte del tatuaggio negli ultimi decenni. Spesso la scelta di questo stile è legata all’ignoranza delle potenzialità offerte da questa arte o a pura e semplice omologazione.

Nel contesto occidentale, molti aspetti sono legati alla validazione sociale. È innegabile che l’apertura al tatuaggio da parte della massa sia legata all’accettazione del fenomeno. Trenta o quarant’anni fa, nessuno, se non qualche ribelle, militare o carcerato, avrebbe mai pensato di tatuarsi, mentre oggi molte persone scelgono di farlo perché è considerato accettabile. Sulla qualità di ciò che si tatuano poi, si apre tutto un altro capitolo su cui forse è meglio sorvolare 😅

tatuaggio orrendo
(tatuaggio trovato in rete)

Non si può negare una certa dose di conformismo, per sentirsi parte di un gruppo sempre più vasto di persone tatuate. In questi casi, poco importa la qualità del tatuaggio, ciò che conta è avere un tatuaggio da mostrare, per non sentirsi esclusi da una società dove i non tatuati sembrano più rari dei tatuati.

Dopotutto, la cultura del tatuaggio e il suo rinascimento, è una storia che stiamo scrivendo e vivendo proprio ora. Solo negli ultimi anni ci sono ragazzi/e che decidono di tatuare qualcosa di esteso, bello e impegnativo fin da subito. Fino a poco più o poco meno di un decennio fa, le persone arrivavano al tatuaggio per gradi, cominciando da piccoli tatuaggi, ingrandendo e amplificando le proprie aspettative gradualmente, commettendo numerosi errori in questo processo evolutivo. Non a caso il business delle rimozioni laser sta vivendo una vera e propria esplosione.

rimozione laser tatuaggio
(Rimozione laser)

E anche se ora viviamo un vero e proprio rinascimento del tatuaggio, con stili artistici sempre più attraenti ed elaborati, con significati anche molto complessi, i desideri che spingono a decorare il proprio corpo non si discostano dalle motivazioni profonde che sottostavano ai tatuaggi di qualche decennio o qualche secolo fa, probabilmente nemmeno poi molto dalle motivazioni che hanno spinto l’uomo a disegnare il proprio corpo fin dai primordi, almeno fino a quando in alcune tribù non si sia deciso di istituzionalizzare tale pratica.

schiena tatuata in bianco e nero in stile surreale, realistico. Due anime definite da un panneggio sono sospese nello spazio, tra di loro una clessidra, nella parte superiore un teschio e nella parte inferiore il viso di una donna attorno a loro delle saette ruotano come elettroni, il tutto sospeso nello spazio, l'immagine è incorniciata da esagoni 3D. Il tutto realizzato in modo magistrale dal miglior tatuatore italiano Jerry Magni. Como, Lecco, Milano, Bergamo, Brescia, Mantova, Firenze, Varese, Vicenza.
(Tatuaggio di ©Jerry Magni – 2022)

Conclusione

Quindi, perché ci si tatua? Le risposte sono molteplici e variegate come il genere umano. Alla base base c’è quasi sicuramente il bisogno tutto umano di incidere in modo permanente su ciò che lo circonda, un desiderio di immortalità, di creare qualcosa che gli sopravviva, e in questo desiderio si parte da ciò che è più vicino, cioè il proprio corpo.

C’è qualcosa di immutabile nel tatuaggio, la volontà di fermare il tempo, di lasciare un segno indelebile.

Un modo antico e moderno di esprimere la propria identità, di lasciare un segno duraturo nel flusso della vita. Le motivazioni possono variare ampiamente.

Indipendentemente dalle diverse prospettive e opinioni sulla pratica del tatuaggio, resta un fenomeno sociale e culturale intrigante che continua a evolversi. Che si tratti di una forma d’arte, di una dichiarazione o di una manifestazione di individualità, il tatuaggio persiste nel tempo come una testimonianza unica e indelebile delle molteplici sfaccettature dell’esperienza umana.


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