ATTENZIONE
Questo articolo non è un parere medico, ma un’analisi critica di uno studio sui tatuaggi e il linfoma.
Non sostituisce il consulto di un professionista. I dati citati sono pubblici e verificabili, le opinioni sono del tutto personali.
Nelle ultime settimane i media hanno bombardato il pubblico con articoli allarmistici, sostenendo che i tatuaggi aumenterebbero il rischio di linfoma maligno. La notizia è stata pompata a dismisura per fare clickbait, forse senza che i giornalisti abbiano davvero letto lo studio in questione. Analizzando il documento (https://www.thelancet.com/journals/eclinm/article/PIIS2589-5370(24)00228-1/fulltext), emerge una ricerca piena di buchi e contraddizioni, incapace di dimostrare alcunché. Questo articolo smonta punto per punto le affermazioni, evidenziando perché non c’è motivo di spaventarsi.
Di cosa parla questo studio?
Lo studio, pubblicato su eClinicalMedicine (parte di The Lancet), si intitola “Tattoos as a risk factor for malignant lymphoma: a population-based case-control study”. Si basa su un’indagine retrospettiva: un gruppo di persone con linfoma e un gruppo di controllo senza linfoma sono stati interrogati sulla presenza di tatuaggi. I risultati suggeriscono che chi ha tatuaggi avrebbe un rischio di linfoma più alto del 21%. A prima vista potrebbe sembrare una conclusione preoccupante, ma basta approfondire per notare che l’associazione non implica causalità. Dire che due fenomeni accadono insieme non significa che uno causi l’altro: sarebbe come affermare che, siccome la maggior parte degli italiani che hanno incidenti stradali ha bevuto caffè (9 su 10, se non di più), il caffè sia la causa degli incidenti. È un ragionamento assurdo.
Punto 1: Correlazione non è causalità e linguaggio speculativo
Un’associazione statistica non equivale a una prova di causalità. Nel caso di questo studio, si è riscontrata una percentuale leggermente più alta di tatuati tra le persone con linfoma, ma non ci sono evidenze che i tatuaggi siano la causa. Altri fattori – come fumo, alcol o stile di vita – non sono stati nemmeno controllati. Inoltre, il testo è zeppo di termini vaghi e speculativi: “potrebbe”, “suggerisce”, “ipotizziamo” ricorrono continuamente. Ad esempio, si legge: “sono urgentemente necessarie ulteriori ricerche epidemiologiche per stabilire la causalità” e “la causalità non può essere conferita da un singolo studio epidemiologico ed è necessaria una maggiore ricerca”. Se la causalità non è dimostrata, pubblicare un lavoro del genere con toni allarmistici è quantomeno ingiustificato.
Punto 2: Contraddizioni e assunzioni senza prove
Le incongruenze emergono chiaramente nei dati. Lo studio afferma: “non abbiamo trovato prove di un aumento del rischio con una maggiore area totale della superficie corporea tatuata”, ma poi aggiunge: “abbiamo osservato il più alto rischio di linfoma in soggetti con tatuaggi più piccoli di un palmo della mano”. È una contraddizione evidente: se i tatuaggi fossero pericolosi, più superficie coperta dovrebbe significare più rischio, non meno. Eppure, trovano il contrario, senza spiegare perché. Un’ipotesi senza senso: se l’inchiostro fosse davvero tossico, maggiore è la quantità introdotta nella pelle, maggiore dovrebbe essere il rischio. Invece si legge: “sembra intuitivo che una superficie corporea tatuata più grande inferirebbe un rischio per la salute maggiore rispetto a un piccolo tatuaggio, ma non abbiamo trovato prove”. “Sembra intuitivo”? La scienza non si basa su intuizioni, ma su fatti. E ancora, il testo abbonda di supposizioni: “si può presumere che il materiale a stato solido sia depositato nei linfonodi”, “sembra ragionevole presumere che il rischio di classificazione errata dell’esposizione sarebbe lo stesso nei casi e nei controlli”. Presumere non equivale a dimostrare. Basta guardare la realtà: i tatuaggi sono ovunque da decenni, e tra chi ha il linfoma ci sono anche tatuati, spesso con tatuaggi piccoli, ormai diffusissimi. Questo non prova nulla, se non che lo studio pesca correlazioni a caso senza capo né coda.
Tatto Info
UN DIAMANTE NON É PER SEMPRE! UN TATUAGGIO SI!
Chi si appresta a fare un tatuaggio ha spesso una serie di domande a cui cerca risposta.
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Punto 3: Rischio minuscolo e altre frasi speculative
Punto 4: Laser, metalli degli aghi e altre assurdità
Un altro aspetto controverso riguarda la rimozione dei tatuaggi col laser. Si legge: “una scoperta intrigante è stata che il trattamento laser per la rimozione del tatuaggio ha modificato l’effetto dell’esposizione e ha prodotto una stima del rischio sostanzialmente più elevata”. “Intrigante”? Non ci sono prove concrete, solo “stime”, ovvero calcoli statistici basati su questionari, senza analisi chimiche o biologiche su linfonodi o inchiostri. È un’ipotesi, non un dato di fatto. Ancora più assurda è la teoria sui “metalli rilasciati dall’usura degli aghi”: “l’usura degli aghi può rilasciare metalli come nichel e cromo nella pelle”. Nessuna prova supporta questa affermazione, e l’idea stessa è priva di fondamento: da almeno 20-30 anni, forse più, gli aghi per tatuaggi sono in acciaio chirurgico, un materiale sicuro usato anche in ambito medico per bisturi e protesi. Non si tratta di aghi da cucito della nonna! L’usura di un ago da 0,3 millimetri potrebbe teoricamente verificarsi, ma immaginare che rilasci particelle pericolose è fantascienza. Infine: “c’è stato un aumento globale dell’incidenza del linfoma maligno che rimane in gran parte inspiegabile”. Se la causa è ignota, perché puntare il dito sui tatuaggi, ignorando fattori come inquinamento, alimentazione industriale o inoculazioni di massa?
Coperture e Rimozioni
Nonostante ci siano ancora persone che fanno fatica ad accettarli e settori lavorativi in cui non è consigliabile averne di evidenti, è innegabile che rispetto al passato, da un paio di decenni a questa parte il tatuaggio sia diventato una pratica diffusa e accettabile.
Punto 5: L’esperienza sul campo
Dal 2000 i tatuaggi sono ovunque (milioni di tatuati), ma i linfomi no: fermi da anni. Nessun aumento in vent’anni, altro che pericoli. Se fossero un rischio, i numeri lo direbbero chiaro, non con “sembra”.
ECIS
AIOM – I numeri del cancro in Italia.
Conclusione
I tatuaggi, se eseguiti da professionisti con inchiostri di qualità e in condizioni igieniche adeguate, sono sicuri. Studi come questo, pieni di speculazioni e privi di prove, sembrano più un tentativo di attirare attenzione che un contributo scientifico serio. Non è raro che gruppi di ricerca, magari finanziati con fondi pubblici o privati, producano lavori campati per aria per giustificare la propria esistenza – come quegli studi che analizzano se i piccioni riconoscono i quadri di Picasso o se il burro cade sempre dalla parte spalmata. Non c’è da ridere, c’è da chiedersi perché certa robaccia venga pubblicata. Se hai dubbi sui tatuaggi o desideri realizzarne uno chiedi una consulenza per trasformare un’idea in un’opera d’arte, senza lasciarti spaventare da allarmismi infondati.
CORREZIONE: Nel video cito 1-2 casi di linfomi ogni 100.000, ma l’incidenza reale in Italia è 13,2 ogni 100.000, standardizzata (AIRTUM 2022: https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/guida-ai-tumori/linfoma-non-hodgkin). Con il 21% in più, si arriva a 16, un rischio comunque basso, fermo restando che lo studio non dimostra alcuna causalità dovuta ai tatuaggi.